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Domande ricorrenti:

• • • Perché il titolo: "L'altra metà del cielo" ha più di un significato:
1) È l’altro: colui o colei che ci rende completi (il significato più immediato)
2) Ogni uomo o donna è un piccolo cielo, l’altra metà rappresenta la parte di noi più nascosta e profonda, quella che a volte non conosciamo e che scopriamo quando siamo davanti a situazioni estreme o in presenza di eventi importanti della nostra vita.
3) È Il lato maschile o femminile che è parte di noi, che rende sempre più labili le differenze di comportamento tra uomo e donna, che spesso ci disorienta.

• • • Come nasce questo romanzo? Non da i eventi personali, non c’è nulla di autobiografico, tranne la passione e l’emozione che metto in tutto ciò che faccio. In realtà nasce da momenti di profondo sconforto generati da quello che a volte ci accade intorno, da eventi ai quali non riusciamo ad essere indifferenti. Dal disappunto quotidiano per la una lettura di un articolo di giornale, da una brutta giornata di lavoro, da un episodio sconcertante raccontato da un amico. È la necessità di parlare e pensare a qualcosa di bello e di buono, l’antidoto contro il cattivo umore. È di fatto la mia risposta positiva a quanto di negativo c'è intorno a noi.

• • • Il significato del romanzo? Un messaggio di speranza. Quando si è provati a seguito di una delusione, per un abbandono o per qualcosa che ci ferisce o non ci soddisfa appieno, a volte abbiamo la tendenza a trascinarci, a crogiolarci, nel timore che ‘cambiare’ possa significare anche ‘peggiorare’. Il racconto descrive la paura di amare, le sofferenze che a volte ci infliggiamo da soli.
Questa è la mia risposta: forse quando accade qualcosa che ci ferisce profondamente, è il momento di guardare dentro noi, trovando se necessario il coraggio di troncare un rapporto che non ci rende felici. Perché la fine di qualcosa il più delle volte significa l’inizio di qualcosa di nuovo e di migliore. In fondo al tunnel potrebbe esserci la vera felicità, ma se non si tenta non si può scoprirlo. Questo presuppone un grande impegno ed un grande lavoro su noi stessi, avere il coraggio di guardarsi in modo sincero. Perché non si può essere felici se non si raggiunge il proprio equilibrio interiore.

• • • Perché la storia di un uomo? Perché un inglese? Perché un uomo? Il bello di chi scrive è che può essere tutto e chiunque, Volevo raccontare la sofferenza di un uomo vista dagli occhi di una donna. ”Sofferenza” è un sostantivo femminile, ma la sofferenza non è un sentimento solo femminile. Perché un inglese? Perché nel mio immaginario il protagonista doveva incarnare la figura del gentleman, un uomo per bene, a modo, garbato, rispettoso degli altri, sensibile, un po’ tormentato. Quasi una figura ottocentesca, ricca di fascino e piena di charme.

• • • Tra i due protagonista ci sono quindici anni di differenza, quasi una generazione: perché? È voluto: volevo raccontare come due generazioni, davanti ad un problema analogo, vivono la loro esperienza in maniera molto diversa. La maturità ci aiuta ad essere più cauti, comprensivi e tolleranti, ad usare un maggior raziocinio, ma se il coinvolgimento emotivo è profondo, ci rende solo più vulnerabili.

• • • Quanto tempo è stato necessario per scriverlo? Circa un anno, è stato corretto più volte, anche se il racconto sostanzialmente non è mai cambiato. L’ho riletto tante volte a distanza di tempo, per vedere se mi emozionava ancora. Perché se così non fosse stato, lo avrei abbandonato. Invece ogni volta che lo rileggevo, un po’ mi emozionava. A quel punto l’ha letto un’amica che mi ha incoraggiato ad inviarlo.

• • • Cosa hai dato di te ai due protagonisti? A lui l’integrità e la passionalità. A lei la determinazione e l’emotività. Ma anche in Luca e Colin c’è molto di me.

• • • Chi è Donatella? Una donna soddisfatta di sé, che ama molto viaggiare, cucinare, leggere e scrivere, che lavora da ventotto anni nella comunicazione e in pubblicità, un mondo per molti versi affascinante ma molto frenetico. Il mio lavoro mi piace perché mi permette di relazionarmi con molte persone. Questo credo sia fonte di crescita, sia professionale che personale. Quello che a volte mi pesa sono gli inevitabili compromessi necessari tutti i giorni per andare avanti.

• • • Cosa secondo te è la felicità? È equilibrio interiore, accettazione e consapevolezza di sé, dei propri limiti e del proprio potenziale. È passione in tutto quello che fai, impegno e costanza; è generosità verso gli altri, rispetto nel senso più ampio della parola. Se riesci in tutte queste cose gli altri se ne accorgono e diventi come un piccolo pifferaio magico. Allora è felicità ed incanto! Sicuramente conseguirla non è cosa facile, ognuno di noi deve passare necessariamente attraverso un percorso di sofferenza, credo sia inevitabile

• • • Cosa è per te l’amore? In generale non amo le definizioni, soprattutto quando si parla di amore nel senso più ampio della parola. Come si può descrivere un sentimento così grande? Credo che qualsiasi definizione sia in qualche modo riduttiva. Se invece si parla di amore tra due persone, per me è quello che Mark dichiara: …Passione, devozione, qualcuno senza il quale non vivi! Ed aggiungerei anche: la completa accettazione dell’altro, la comprensione, essere capaci di perdonare, è lasciare all’altro ogni giorno la libertà di scegliere.

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